al cinema sull’acqua

di Ester Sofia Gastaldi

Salgo sul 5.2 direzione Lido. Mi siedo su un sedile di plastica verde reso caldo dal sole, apro il pc e inizio a leggere le parole di Nicola Scopelliti, architetto navale veneziano e ideatore del progetto assieme a Caterina Groli, Silvia Raisa, e Luisa Valetti.
“Il progetto nasce nell’aprile del 2020 durante il lockdown” scrive Nicola; “quando, di fronte alla paralisi dell’industria culturale, ci domandavamo come e se sarebbero riprese le attività che fino a qualche settimana prima consideravamo scontate, come andare al cinema.
In vista delle progressive riaperture, alcuni comuni italiani attrezzano delle aree a cinema drive-in, in modo tale che gli spettatori possano vedere un bel film al sicuro dall’interno della propria auto. Così pensiamo alla nostra Venezia, che sin dalla prima edizione della Mostra del Cinema nel 1932, è un punto di riferimento per il cinema a livello internazionale, e non può non rispondere a questo appello. Solamente che a Venezia non ci sono le auto, ma le barche.
Perché non organizzare un cinema barch-in?
Partiamo dal mezzo tradizionale veneziano, il barchino, per realizzare un cinema all’aperto sulle acque dell’Arsenale, uno dei cuori pulsanti e storicamente centrali della città.
E poi ci mettiamo inventiva, tenacia, resilienza, conoscenza della laguna, della nautica, del cinema, dei social, dell’informatica, e così via. 


Il primo anno eravamo quattro teste, ad oggi siamo una trentina di volontari che lavorano tutto l’anno per organizzare e realizzare l’evento. Alcuni professionisti, altri studenti, seguiamo tutti con grande passione il progetto, ognuno portando le proprie conoscenze, con lo spirito di fare qualcosa per Venezia e i suoi cittadini, anche a costo di prendere del tempo dalle nostre vite private. 
Dal punto di vista economico, per far funzionare un progetto di questo genere c’è bisogno dell’input di sponsor e partner, della fiducia delle istituzioni e del sostegno di cittadini e realtà locali che credono in noi e ci supportano con fondi o con servizi. 
Un esempio è Cocai Express, una giovane start-up veneziana di delivery, che gestisce le comande e le consegne del food&beverage e che ha programmato e messo a disposizione il sistema ufficiale per le prenotazioni.
Noi puntiamo ogni anno a migliorarci, ma senza mai trasformare un evento dall’animo popolare in un’occasione per pochi o a pagamento.” conclude.
Questi trenta minuti cullata dall’ondeggiare del vaporetto sono volati. 
Scendo alla fermata Bacini e mi incammino verso la Tesa 105 dell’Arsenale.


Quando arrivo l’aria calda e l’acqua calma e piatta mi accolgono come due padroni di casa. 
Il profumino di pizza siciliana che si sprigiona dall’Ape Verde Pistacchio mi accompagna fino all’interno di una delle stanze in pietra e cemento in cui si trova la regia. 
Lì trovo Eleonora Arena e Cecilia Parrini, del collettivo FEMS du Cinéma, curatore artistico e co-produttore di Cinema Barch-in. Iniziano raccontandomi come nasce il tema di quest’anno: “Le rassegne sono sempre legate a Venezia e all’acqua. Quest’anno siamo partite dalle isole, che sono presenti in molti film che amiamo, e hanno una forte affinità con Venezia.” mi dice Eleonora con voce morbida e cristallina. “La selezione dei film è stata molto dura, ci abbiamo lavorato per oltre quattro mesi perché avevamo moltissime idee. Esplorando le varie proposte di titoli abbiamo poi individuato il terzo elemento chiave della rassegna: i non-luoghi. Venezia, le isole e i non-luoghi. Tre temi che dialogano tra loro e creano un filo tra le proiezioni di quest’edizione.”
Tra i non luoghi, potenti nelle loro innumerevoli sfaccettature e capaci di significare per ciascuno qualcosa di diverso, c’è il ricordo, per esempio, presente nella proiezione del trentuno luglio After sun di Charlotte Wells. Storia ambientata in una località balneare della Turchia non meglio identificata, che esplora i ricordi di una figlia, un’estate, al mare con suo padre.

In nome di un approccio che desidera essere inclusivo verso gli spettatori, le ragazze di Fems costruiscono una scaletta quanto più eterogenea possibile seppur coerente. “La decisione della scaletta avviene tramite tanti processi di negoziazione interni” dicono sorridendo “Ogni anno scegliamo film appartenenti a generi diversi. Dal documentario al film per ragazzi, tra film cult e indipendenti, e un film a sorpresa. Per ciascuna sera selezioniamo inoltre un cortometraggio che si leghi al tema, e instauriamo delle collaborazioni per dare voce e realtà importanti come Quarta Parete e UDU, Venezia Comix e Festival CinemAmbiente per citarne alcune.” 

Un programma ricco e variegato che unisce piccoli e grandi protagonisti del panorama culturale locale, nazionale e internazionale, e fa spazio a temi importanti come la sostenibilità ambientale e il cambiamento climatico che ritroviamo, ad esempio, in Anote’s Ark. Documentario sulle isole Kiribati e sulla figura del rifugiato ambientale. O ancora, nel cortometraggio Polvere Sottile che segue l’unica sopravvissuta di una terra irrimediabilmente inquinata.
Al Cinema Barch-in si creano spazi di riflessione e dialogo che portano gli ospiti a volersi fermare prima e dopo le proiezioni per continuare le conversazioni intavolate.

Finché le ascolto, le note di una musica jazz provenienti dal bacino fanno da sottofondo alle loro parole. Ad aprire le serate qui all’Arsenale, infatti, ci sono musicisti e dj set che colorano l’atmosfera estiva con performance musicali di ogni genere.
Il grande impegno di tutti coloro che lavorano al progetto è palpabile e, come me, lo notano anche gli ospiti, ormai inevitabilmente fedeli a questo splendido appuntamento estivo giunto alla sua quarta edizione. Come se non bastasse l’opportunità di passare una serata in barca a guardare un film sulle acque tranquille di un bacino riservato, a rendere il tutto ancor più speciale sono proprio il lavoro, la ricerca e la dedizione dei volontari.
Non si tratta del solito evento creato ad hoc per i turisti che rischia di allontanare residenti e studenti, ma è anzi un’occasione di collettività genuina di cui questa città è affamata. 

Da quest’anno oltre alle remiere, imbarcazioni messe a disposizione di coloro che non hanno una barca, ci sono anche dei posti a sedere sul molo, per accogliere le richieste di un pubblico che si fa sempre più corposo (si parla di quasi un migliaio di persone) attirato grazie alla comunicazione lenta del passaparola, alla presenza sui giornali locali e a una buona comunicazione social.

Saluto Eleonora e Cecilia, prendo una birra al bar e respiro per qualche istante il tramonto, prima di dirigermi all’area Check-in dove trovo Maria Parisi, anche lei tra le fondatrici e presidentessa del collettivo FEMS. 
“Il Cinema Barch-in è un evento per la cittadinanza” mi spiega “in cui realtà diverse si uniscono e collaborano per offrire un cinema gratuito e alla portata di tutti.
Il nostro obiettivo è quello di restituire ai cittadini, che talvolta si sentono un po’ espropriati, uno spazio comune per svolgere un’attività a rischio di estinzione.
Per il futuro ci auguriamo di crescere e di essere sempre più accessibili, istituendo un rendez-vous culturale trasversale che renda orgogliosi i cittadini e che riprenda gli elementi degli eventi aggregatori tradizionali veneziani, tipo il Redentore.” E chissà, aggiungo io, magari dando vita ad una nuova tradizione e generando una rete che metta in comunicazione gli elementi, talvolta frammentari, della città.


Intanto è calato il buio, lascio Maria e vado a sedermi sul pontile di legno. Il film sta per iniziare e tra le barche regna un silenzio di attesa. Mi guardo attorno e sorrido, guardo le persone attorno a me e sorridono.