fondamenta degli incurabili (viaggiatori)

di Marta Panico

Leggere Fondamenta degli Incurabili (Adelphi, 1991) è come aprire il diario segreto di Iosif Brodskij. In questo piccolo capolavoro, infatti, sono contenuti pensieri, impressioni, visioni di uno straniero giunto a Venezia durante una fredda sera d’inverno. Brodskij descrive la città attraverso un racconto percettivo, in cui vista, tatto e olfatto si fondono, restituendoci un’immagine di Venezia che possiamo apprezzare nella sua interezza. 

Le righe scorrono velocemente e ci trasportano tra calli, campielli, rii di cui sentiamo l’odore salmastro e, in sottofondo, quella ninnananna, quel dolce ondeggiare delle onde, che si trova solo in questa città. L’acqua ha un ruolo cruciale all’interno del saggio, non solo perché funge da elemento vitale della città, quasi i canali fossero le vene pulsanti di un organismo, ma anche perché è proprio in essa che Brodskij, e noi con lui, si rispecchia. Chiunque sia stato a Venezia avrà sbirciato, almeno una volta, il proprio riflesso, quello di un monumento o quello del sole che luccica in uno specchio d’acqua, che sia esso una pozzanghera in una giornata di pioggia o la laguna stessa al tramonto. E forse è proprio questo gioco di doppi, di rimandi, di specchi, di ciò che si vede e non si vede, che crea quel rapporto indissolubile per cui noi le apparteniamo, mentre lei non apparterrà mai a noi. Venezia, infatti, con le sue piccole e grandi calli ci inganna, ci fa credere di conoscerla come le nostre tasche e, invece, ogni volta, siamo destinati a perderci, a scoprire posti che in tanti anni non avevamo mai esplorato, magari anche dietro casa. Alle volte, anche solo una piccola deviazione permette di scoprire piccoli gioielli nascosti, lontani dal rumore e dalla ressa delle calli principali. La sensazione è sempre quella di varcare un confine, un limite immaginario, tra frastuono, affollamento e caos per trovare, al contrario, pace, serenità e bellezza. Quando ci si perde, si abbandonano le convinzioni, i soliti tragitti e ci si lascia trasportare dalla brezza salmastra, ecco che si possono trovare questi luoghi segreti, in cui non sembra nemmeno di essere a Venezia. Ed è lì che si crea la magia, la prova di fiducia che questa città ci richiede, lo sforzo di andare oltre, di essere curiosi e di scoprire una Venezia autentica. Quest’isola, come scrive Brodskij, non indica una direzione, un Nord, un Sud, un Est o un Ovest, ma solo vie traverse. “Ti circonda e ti avvolge come una massa di alghe marine sotto zero, e più ti agiti, più ti dibatti da una parte e dall’altra cercando di orientarti, più ti smarrisci” . Alle volte, durante queste esplorazioni in solitaria, capita che scenda una lacrima di commozione, ma non intristitevi perché Brodskij disse “… una lacrima è il modo con cui la retina – come la lacrima stessa – ammette la propria incapacità di trattenere la bellezza”.

 1 Brodskij, Iosif, Fondamenta degli incurabili, Adelphi, Milano 1991, p. 42.
2  Ivi, p. 89.

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