CAMERAPHOTO – ARCHIVIO STORICO FOTOGRAFICO

Cameraphoto Epoche/©Vittorio Pavan

di Anna Dameri

L’agenzia fotogiornalistica viene fondata nel 1947 dal fotografo veneziano Dino Jarach, con il nome di INTERFOTO, nel 1958 però è cambiato in CAMERAPHOTO e nel 1986 viene rilevata da Vittorio Pavan, l’attuale custode. Nei suoi anni di attività l’archivio ha raccolto e custodito oltre trecentomila negativi che testimoniano la straordinaria storia di Venezia e dei suoi abitanti.
L’archivio è stato dichiarato di interesse nazionale eccezionale tramite un decreto ministeriale e anche dalla regione veneto, quindi è vincolato allo Stato, non può essere trasferito al di fuori dell’Italia, non può essere smembrato, deve sempre rimanere unito. Nonostante questi decreti lo Stato non garantisce finanziamenti o nessun tipo di aiuto pubblico.
Abbiamo intervistato Vittorio Pavan per approfondire la storia dell’agenzia e delle sue vicende.

In questo momento qual’è il progetto principale dell’archivio?

“La cosa fondamentale adesso è la salvaguardia dell’archivio, si tratta di una corsa contro il tempo perché  tutti i negativi stanno andando incontro a un processo chimico di deterioramento, quindi il progetto consiste nel digitalizzare tutto e portare l’archivio online per renderlo pubblico. Una volta digitalizzato lo si può sfruttare in numerosi modi, ma la cosa importante è preservarlo. Il mio sogno sarebbe che tutti potessero vederlo, soprattutto i veneziani perché qui c’è tanta storia  e cultura veneziana. Mi vengono in mente le regate femminili degli anni ’40 a Mazzorbo, nelle foto ci sono queste donne con la bandana e le sigarette in bocca, su delle barche grezze, come se fossero state intagliate a colpi di mannaia. Molte persone non sono a conoscenza dell’esistenza di queste foto e di questo archivio, tanti potrebbero riconoscersi e riconoscere i parenti e mettere insieme i pezzi della propria storia. Ovviamente devo trovare un modo per finanziare l’archivio, quindi più immagini riesco a digitalizzare e rendere fruibili al pubblico più  riesco a vendere diritti di utilizzo, stampe per arredi e poi questi proventi servono per sostenere l’attività di archiviazione. ”

Cameraphoto Epoche/©Vittorio Pavan

Come si è evoluta l’agenzia?

“È nata come agenzia fotogiornalistica, la produzione vera dell’archivio Cameraphoto parte dal ’47, anno in cui la fondò Dino Jarach con il nome di INTERFOTO, poi nel ’54 andò a Milano ed è diventato un fotografo di moda, passando l’agenzia ad altre persone e lasciando qui tutta la sua precedente produzione, tutte le foto di moda del dopoguerra di tutti i più grandi stilisti italiani sono qui in archivio. Quando sono stato assunto nel ’72 ci lavorano 7 persone, coprivamo cronaca nera, cronaca rosa, eventi politici, Mostre del Cinema, Biennali e collaboravamo con diversi giornali, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Times, Il Giorno, La Notte, Il Gazzettino, Il Resto del Carlino. Nella camera oscura era sempre un andirivieni continuo di fotografi: si sviluppava in fretta, si stampava e mandavamo ai giornali. Era un lavoro molto interessante ma lasciava davvero poco tempo per vivere, bisognava essere sempre disponibili, giorno e notte, a qualsiasi ora, non si poteva programmare la propria vita al di fuori del lavoro. Quando ho rilevato l’agenzia nell’87 ho smesso di praticare foto giornalismo, quindi l’archivio si ferma lì e ho preso la decisione di coltivare una mia vecchia passione per la stampa e mi sono specializzato nella stampa bianco nero e riproduzione di opere d’arte. Ho fatto tantissimi lavori,  curato libri e cataloghi di mostre d’arte,  da Kandinsky a Picasso, Duchamp, Egon Schiele, Gottuso.”

Il lavoro più importante per l’agenzia quale è stato?

“Il lavoro più ingente è stata la commissione che ho avuto da Palazzo Ducale per fotografare tutti i dipinti al suo interno, dal primo all’ultimo, soffitti, pareti, fregi. Ci ho messo circa tre anni, andavo di notte senza turisti perché lì i pavimenti fluttuano quando cammini. Avevo bisogno di spazio per l’attrezzatura, alcune esposizioni duravano anche diversi minuti per permettere la massima resa nella foto, per esempio quando ho fotografato Il Paradiso del Tintoretto dentro alla sala del Maggior Consiglio ho dovuto montare luci, fari, addirittura delle impalcature di dodici metri per fotografare i dettagli sul soffitto.”

Con il covid hai avuto problemi?

“Ho avuto dei seri problemi, si era fermato un po’ tutto, tra cui anche un progetto importante che consisteva nel fotografare tutti gli oggetti del Museo di Arte Orientale a Ca’ Pesaro, oltre a questo anche un altro lavoro a  Palazzo Ducale per fotografare tremila disegni storici, in entrambi i casi avevo bisogno di personale  che mi seguisse e all’epoca per legge non si poteva a causa del distanziamento sociale. Di solito quando questi progetti si bloccano e passa troppo tempo poi i soldi vengono usati per finanziare altre cose e dopo diventa difficile riproporli. Il poco turismo non ha aiutato, ho temuto addirittura di chiudere, ma per fortuna le cose si sono sistemate.” 

Cameraphoto Epoche/©Vittorio Pavan

Qualcosa che ti preme dire basandoti sulla tua esperienza come fotografo? 

“Io sono entrato nell’agenzia senza sapere che sarei diventato un fotografo, non era un mio desiderio, cercavo solo un lavoro perché mio padre non volle iscrivermi al liceo artistico, voleva che facessi il perito elettronico ma io odiavo la matematica, allora mi disse che se non avessi studiato sarei dovuto andare a lavorare. A quattordici anni mi sono ritrovato a girare per Venezia in cerca di un lavoro e mi dissero che c’era uno studio fotografico che cercava un apprendista. Mi affascinò subito l’ambiente dell’archivio, quando avevo un po’ di tempo andavo a guardarmi i negativi corredati di provino, vedevo tutte le foto di attori, personaggi famosi, soprattutto adoravo andare in camera oscura, dopo un anno mi occupavo già delle stampe al posto loro. A sedici anni avevo la mia prima foto di una manifestazione pubblicata su L’Unità.”

Ci sono dei servizi che ti hanno impressionato?

“Nell’87, quando si tenne il G7 sull’isola di San Giorgio Maggiore, Cameraphoto è stata scelta come l’agenzia fotogiornalistica che doveva servire la stampa mondiale, quindi abbiamo traslocato lo studio a San Giorgio, dove ci avevano dato a disposizione sei camere per allestire le camere oscure. Siamo stati lì per una settimana e di media stampavamo tremila foto al giorno a servizio della stampa mondiale.
Un altro lavoro davvero interessante è stato il servizio che ho fatto quando sono arrivati i profughi vietnamiti a San Marco: ho preso un elicottero militare che mi ha portato sulla nave in alto mare e sono rientrato nel bacino di San Marco dove una folla immensa aspettava. Fotografavo con due bambini attaccati alle gambe e uno in spalla, osservando la gioia di queste persone che vedeva davanti a loro la possibilità di una vita migliore.
Molto interessante è stato anche Le Chiese di Venezia. L’arte e la storia pubblicato dalla Magnus, con i testi di Ennio Concia, in cui ho fotografato tutte le chiese più emblematiche di Venezia, e ci ho messo un anno per raccogliere tutto il materiale necessario, ho dovuto fare anche riprese aeree, studiare il giro del sole per avere la perfetta calibrazione delle luci sulle facciate. Mi ricordo un aereo provvisto di questo portellone molto ampio che arrivava fino a metà pancia, da cui mi affacciavo, ovviamente imbragato, per fare le foto perpendicolari.”

Cameraphoto Epoche/©Vittorio Pavan

In questo archivio il passato non è reso un ingombrante feticcio ma viene trattato come una possibilità di connessione, è una dimensione familiare in cui i veneziani possono riconoscersi come parte integrante di Venezia, qui momenti delle vite individuali vengono custoditi come parti di un racconto più ampio che parla della storia densa di questa città. Si percepisce il bisogno umano di condividere e il tramite di questa condivisione è la fotografia. 

Foto:

  Bianconero di Vittorio Pavan 
           www.cameraphotoepoche.com  
      Cameraphoto Epoche/©Vittorio Pavan 
tel.041 8224484 Castello 6661/A 30122 Venezia

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