Giorgio di venere: il segno del tempo

di Lorenzo Scantamburlo

Un dialogo con Giorgio Di Venere, pittore che da più di 90 anni lavora e scopre la sua materia: il colore.

Uno sguardo acuto e sognante sugli elementi che lo circondano: mare, persone, isole e paesaggi. Una vita nell’arte, arte che continua a stimolarlo nella ricerca di conoscenza, che per lui non finisce mai. 

Giorgio Di Venere nasce a Mestre (Venezia) nel 1927. Ha compiuto gli studi presso l’Istituto d’Arte di Venezia e vi ha insegnato calcografia e xilografia dal 1968 al 1983. Da molti anni svolge l’attività di pittore ed incisore, partecipando, inizialmente, alle mostre dell’Opera Bevilacqua La Masa (1957) e poi a varie collettive e rassegne nazionali. Attraverso l’Associazione Incisori Veneti è stato presente ad innumerevoli esposizioni in Italia ed all’estero. Ha allestito inoltre diverse mostre personali di pittura e di grafica. Raccontato da artisti e critici di massima rilevanza, trova l’incoronazione del suo percorso nel premio alla carriera nella mostra “premio pittura Mestre 2022”. 

Quando nasce il Di Venere pittore ? 

Nel mio caso è stato un istinto naturale che mi spingeva a dipingere. Per me è come l’appetito, puoi sentirti sazio per qualche tempo ma prima o poi la voglia ritorna. È un istinto naturale che ti fa vivere. Lo stesso per i sentimenti: se una persona prova amore verso una persona questo sentimento non si esaurisce nel trascorrere il tempo assieme, sono cose che fanno parte della nostra natura. Quando mi sveglio la mattina ho voglia di confrontarmi con i colori, una necessità che avevo fin da piccolo.
Ricordo che da bambino mia mamma, per farmi giocare con qualcosa, mi dava una ciotola con dell’acqua, e con il dito bagnato io cominciavo a “scarabocchiare” nella terra, ero molto piccolo, ancor prima di iniziare le scuole, ed era proprio un istinto che sentivo da prima di imparare a parlare e scrivere. 

Come si immagina lo sviluppo dell’arte nei prossimi anni ? 

Se penso a dove sta andando l’arte, come forma espressiva e visiva, vedo della confusione, tanti movimenti e molti interessi economici che determinano i grandi palcoscenici artistici. Vengono proposti dei valori che non riesco sinceramente a condividere, probabilmente una risposta al modo di vivere di oggi. Per me l’arte è ancora un lavoro manuale, un rapporto intimo con la materia che scegliamo di lavorare, un percorso di conoscenza, che ci porta ad aggiungere sempre qualcosa di nuovo nella nostra ricerca.

La sua ricerca artistica è variata nel tempo, in cosa consiste ?

Cerco di raggiungere un certo risultato con pochi mezzi, cerco di   arrivare ad una certa sintesi, che sicuramente è maturata nel tempo e nel lavoro. All’inizio avevo bisogno di tanti colori e tonalità, ora mi accorgo che bastano pochi colori, basta saperli lavorare. Il tempo ti porta ad impadroniti della materia, dell’elemento che adoperi per esprimere le tue intenzioni. Le conoscenze non si esauriscono mai, lavorando si scoprono sempre delle cose nuove e questo è il bello del nostro modo di vivere il tempo che ci è dato a disposizione. Non solo nel campo dell’arte, ma in qualsiasi attività ci si accorge che c’è sempre qualcosa da scoprire. Se una persona non esaurisce la propria curiosità trova mille modi per arricchirsi.

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