ICÔNES Palazzo Grassi-Punta della Dogana: qualche riflessione sul concetto di icona.

di Francesca Pascale

ICÔNES è il titolo della mostra presso Punta della Dogana; inaugurata il 02.04.23, resterà in esposizione fino al 26 novembre. A cura di Emma Lavigne, direttrice della Pinault Collection, e Bruno Racine, direttore e amministratore delegato di Palazzo Grassi-Punta della Dogana. La mostra – inserita all’interno del suggestivo spazio espositivo di Punta della Dogana – ospita, fra i molti artisti, diverse opere di  Maurizio Cattelan, i filmati di Andrej Tarkovskij, la mastodontica opera “Ttéia di fili d’oro” di Lygia Pape (esposta precedentemente per Biennale Arte) e molto altro ancora. Il fil-rouge che connette il lavoro dei diversi artisti sta nel volersi interrogare, e porre il quesito anche allo spettatore, sul concetto di icona, in particolare sul significato etimologico della parola, in relazione alla città di Venezia.


«La mostra intende rivelare l’essenza dell’icona come vettore del passaggio verso una possibile trascendenza, invitando ad altri stati di coscienza, contemplazione, meditazione, raccoglimento, attraverso un percorso di oltre 80 opere, tra capolavori della Pinault Collection, lavori mai esposti prima di quest’occasione e installazioni site-specific di 30 artisti di diverse generazioni, nati tra il 1888 e il 1981. Le opere generano spazi come tante pause o “cappelle” nell’era della saturazione di immagini e della loro appropriazione indebita». Nell’immaginario collettivo un’icona può essere rappresentata da una divinità, raffigurare un’immagine sacra, mentre invece in semiologia l’icona è uno dei tre tipi fondamentali di segni (gli altri due sono l’indice e il simbolo), «distinti secondo il rapporto che li unisce alla realtà esteriore: è il segno che è con questa in rapporto di somiglianza, in quanto presenta almeno una delle qualità o ha la stessa configurazione dell’oggetto significato (per es., una macchia di sangue per il colore rosso, oppure un’onomatopea, un diagramma, la pianta di un edificio, e sim.)».

Addentrarsi fra le mura di Punta della Dogana permette allo spettatore di essere stimolato sensorialmente, dimostrando come, sempre di più nell’arte contemporanea interfacciarsi con l’opera stessa è una sorta di evento nella vita sia dello spettatore, che dell’artista, dove l’opera svolge l’invisibile – e a volte più che visibile – ponte di comunicazione fra i due soggetti:  il fautore e il fruitore.

1. Cfr.  Icônes | Palazzo Grassi – Punta della Dogana – Collection Pinault (pinaultcollection.com)
2.Cfr. Enciclopedia Treccani, “Icòna”.