di Francesca Pascale
La mia passione per il cinema nasce nella maniera più mainstream di tutte: ad otto/nove anni mia madre mi porta a vedere il primo film in sala. Al cinema Fiume di Verona proiettavano Biancaneve della Walt Disney restaurato. Ho ricordi un po’ sfumati di quel momento, a causa della mia giovane età, ed anche perché, mi sono resa conto sempre di più crescendo, quando c’è qualcosa che mi colpisce, complice l’emozione, tendo a ricordarlo in maniera offuscata. Ciò nonostante sono sicura sia stato proprio quello il momento in cui il cinema ha iniziato a far palipitare il mio cuore. Come dice Ronald Barthes nel suo saggio dal nome “Sul Cinema”, è facile notare in una sala cinematografica i cinefili, perché come i bambini, sono quelli che hanno gli occhi perennemente incollati sullo schermo. Non so se posso reputarmi una cinefila ad hoc, però devo ammettere di aver cercato di addentrarmi il più possibile in questo misterioso universo; durante il periodo dell’ adolescenza è avvenuta la (ri)scoperta del cinema d’autore. In particolare il mio cuore è stato rapito dalla Nouvelle Vague: Truffaut, Godard sono stati i registi che mi hanno portato ad iscrivermi a cineforum vari, smuovendo in me domande e dubbi, in costante ricerca di un dialogo con qualcun altro. Fuoco Fatuo di La Rochelle, per la regia di Louis Malle, non mi ha fatto chiudere occhio la notte per la sensazione di smarrimento lasciata addosso, come Ingmar Bergman, altro testimone di lunghe notti insonni.
Questo mio amore per la settima arte, ha trovato il suo coronamento quest’anno con la partecipazione Alla Mostra del Cinema di Venezia. La fortuna di studiare nella bella città lagunare è anche quella di avere il Lido a venti minuti di vaporetto. La cosa strana, dimostrazione di come il destino ci giochi sempre tanti scherzi, fra tutti i film visti durante quei sette giorni, quello che più mi ha colpito è stato il documentario di Enrico Ghezzi dal titolo “Gli Ultimi Giorni dell’Umanità”,proprio lui che, con il suo programma notturno Fuori Orario cose (mai) viste, mi aveva fatto conoscere film introvabili come Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene, di cui poi mi sono invaghita perdutamente, talmente tanto da scriverci la mia tesi di laurea. Ogni qual volta mi si chiede da cosa sia mosso il motore che anima la mia passione per il cinema, è veramente difficile dare una risposta. La verità è: non lo so. Non so quale sfaccettatura di questo mondo immenso mi colpisca; la mia difficoltà nell’esprimermi in merito penso derivi dal fatto che il cinema ti colpisce tramite sensazioni ed impressioni, va a toccare le zone più recondite del nostro inconscio attraverso le sue immagini. Mentre provo a spiegare a parole ciò che mi smuove dentro, mi sembra di cadere inevitabilmente in pensieri banali e poco esaustivi, la magia non sta solo nel film che sto guardando, ma sta anche nell’esperienza stessa dell’andare al cinema; infatti, a volte può capitare, all’uscita dalla sala, soprattutto quando la pellicola in questione è riuscita a toccare la corde emotive dei più, che ci si senta come se quell’esperienza avesse unito tutte le anime presenti in sala: tutte silenziose complici di un evento sublime.