di Pietro Gavagnin
La fauna della laguna di Venezia non è spesso ben conosciuta dai suoi abitanti, ma offre invece un ampio spettro di specie sia ornitologiche come fenicotteri, ibis, garzzette, assioli sia di piccoli mammiferi e anfibi che popolano le zone più umide e ombrose delle nostre isole.
Solitamente è necessario spostarsi in zone più tranquille quali barene e “ghebi” (i canali naturali della laguna) per poter osservare specie più particolari, ma talvolta si nascondono sotto il nostro naso, all’ombra di una foglia.
E’ il caso della ricchissima popolazione di rospi smeraldini (bufotes viridis) del Lido di Venezia. Si differenzia col rospo comune sopratutto per i colori, che vanno dal verde chiaro al marroncino, passando per varie tonalità di verde osservabili sulla livrea maculata. Inoltre lo smeraldino ha un corpo più snello e di dimensioni minori, che lo rendono maschilmente confondibile con una rana.
Se del rospo comune Leonardo Da Vinci ne parlava in questi termini: “Il rospo si pasce di terra, e sempre sta macro perché non si sazia; tanto è l’timore, che essa terra non li manchi” usandolo come metafora per gli avari, il rospo smeraldino ha un che di più fiabesco e allegro. Nel medioevo e fino a tutta l’età moderna, si credeva che nella testa dei rospi vi fosse una particolare pietra che se incastonata in un anello, avrebbe cambiato colore se nelle vicinanze di veleno. Un fondo di verità c’è, dato che lo smeraldino, solo se disturbato o attaccato, secerne da delle ghiandole sotto pelle una sostanza urticante, non mortale, ma parecchio fastidiosa per i predatori. Se dunque entrate in contatto con questi anfibi non teneteli in mano troppo a lungo e sopratutto lavatevi bene le mani prima di toccarvi il viso.
Al Lido di Venezia si possono incontrare facilmente e in gran numero lungo il marciapiede a pochi metri dalla zona delle spiagge dei Murazzi. Qui infatti arrivano col crepuscolo a caccia di zanzare, cavallette, vermi e millepiedi, mentre di giorno riposano verosimilmente tra i canneti umidi e ombrosi che precedono il litorale. Non è una popolazione a rischio, sopratutto nelle zone umide adriatiche e nella pianura padana, dove si può trovare in quasi tutte le zone di periferia. Depone sule 13.000 uova, quasi mai nello stesso specchio d’acqua, anche perché non disdegna le pozze temporanee. In primavera, durante gli accoppiamenti, si può sentire il suo gracchiare che ricorda però più il suono delle cicale o dei grilli, più che quello dei suoi simili anfibi.
In una sera di luglio abbiamo scattato per voi qualche foto di questo colorato inquilino della nostra laguna. Se vi ci imbattete nel ritorno di una giornata in spiaggia (o in un pre serata con falò) se volete fotografarlo cercate di farlo con due cellulari, una con la torcia accesa e uno che scatta, in modo da evitare il flash, che potrebbe fastidire eccessivamente il rospo.
P.S. piccolo remainder ecologista: non lasciate rifiuti al bordo dei marciapiedi, ci sono molti cestini alle fermate dei bus! I rospi possono ferirsi o intossicarsi.