intervista a Carlotta Mazzariol

di Lorenzo Scantamburlo

Cosa ti ha spinto a voler fare l’artista ?

Sono cresciuta in una famiglia che lavora nel mondo artistico, i miei genitori hanno una tipografia, e quindi ho sempre avuto il supporto della mia famiglia. Fin dalle scuole d’infanzia mi veniva riconosciuto un certo talento nel disegno, ma credo fosse più un incoraggiamento, non credo di aver avuto abilità straordinarie, però sono sempre cresciuta in un ambiente, sia famigliare che scolastico, che apprezzava quello che facevo. Da piccola tendevo a copiare da altre immagini anche se mi consigliavano di “creare” qualcosa senza basarmi su dei riferimenti già esistenti. Questo però non mi è mai appartenuto, ho sempre avuto la volontà e, forse, la necessità di partire da riferimenti, per poi rielaborare l’immagine a modo mio. Proprio per questo, ero preoccupata che entrando all’Accademia questo sistema di lavoro non andasse più bene, ho scoperto invece un ambiente che mi ha aiutato molto nel mio sviluppo artistico. 

Processo creativo e insegnamenti accademici ?

Al Liceo ho avuto insegnamenti più pragmatici e didattici, è stato un percorso più tecnico, in cui producevo opere prettamente realistiche, che qui in Accademia venivano un po’ criticate. Allora iniziai a lavorare con le tempere e dipingere dal vero. Successivamente iniziai ad utilizzare le fotografie e rielaborarle per creare un’immagine che mi convincesse. Uso sempre fotografie di altri, mi piace molto l’idea di ricercare immagini per poi ricostruirle in pittura. Ho passato il mio primo anno a ricercare moltissime foto stampate, che per me “hanno un sapore diverso”, attività che è centrale tutt’ora nel mio lavoro. Però nei miei dipinti si leggeva forse ancora troppo una derivazione fotografica, e quindi, nel secondo anno di accademia cercai di produrre lavori più “atemporali”, cercando foto che potessero darmi un certo input. Dedico molto lavoro alla ricerca delle immagini giuste, in base ai colori che trovo e l’impostazione dell’immagine. Ricerco le mie immagini in riviste di vario tipo, soprattutto riviste di arredamento, stando molto attenta a non scegliere immagini “cartolina”.

Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere artistiche ?

Io non ho effettivamente qualcosa di ben definito che voglio comunicare attraverso i miei lavori, credo che inserire un messaggio esplicito faccia perdere il valore dell’opera stessa. Ho più una volontà a “vedere” certe cose, sia in fotografie che in immagini, e riportare attraverso la pittura quello che noto di interessante, ricreando una certa suggestione. Mi soffermo principalmente sul colore e su un certo effetto complessivo del lavoro, cerco di esprimere una certa grinta una certa sensazione che il dipinto nel suo complesso voglio che esprima. Quando lavoro ho un approccio “serio” con quello che sto facendo, sono concentrata e sono quasi in uno stato di stress mentre lavoro, non è un passatempo ma appunto un lavoro, sono molto riflessiva e non dipingo con totale libertà, tendo ad avere più un approccio analitico. Io faccio delle scelte estetiche che potrebbero certo essere influenzate da un mio stato d’animo e da un mio pensiero, ma sono messaggi secondari che possono venir fuori nel tempo e che possono avere diverse interpretazioni rispetto a chi guarda i miei dipinti, ognuno ci può vedere quello che vuole. 

Come ti vedi tra 10 anni ?

In primis a me non piace pensare al futuro, non programmo, punto più su cose inaspettate che possono accadere strada facendo, io non pianifico nulla. Non mi è mia capitato di immaginarmi in un certo modo nel futuro, sto nel presente e non lo idealizzo.