L’Isola dei Fucili

di Giovanni Altavilla

C’è un legame tra cambiamento climatico e letteratura? Il romanzo L’Isola dei Fucili1 di Amitav Gosh pubblicato in Italia da Neri Pozza nel 2019 sembra confermarlo. L’autore aveva già drammatizzato nel suo romanzo Il Paese delle Maree (2005)2 e nel suo saggio La Grande Cecità: Il cambiamento climatico e l’impensabile (2016)3 quali avrebbero potuto essere nell’imminente futuro le conseguenze di questo cambiamento climatico; un fenomeno spesso ignorato perché “lontano” da noi. Ma chi noi? Dalla civiltà occidentale. Con L’isola dei Fucili, Gosh ha dimostrato come la catastrofe ambientale riguarda tutti noi. Ma in che modo? Seguendo le vicende internazionali di un commerciante bengalese di libri rari, Deen Datta. Il nostro Deen si troverà per caso a intrecciare la sua storia personale con quella del mercante leggendario del suo Paese, che si scoprirà essere proprio il mercante di… eh, non ve lo posso “spoilerare!”. Vi posso dire che la storia di questo mercante di armi è molto simile a quella di milioni di migranti, ma costretto a emigrare, come racconta la leggenda, “per sfuggire a Manasa Devi, la dea dei serpenti e di ogni altra creatura velenosa”4, e riuscirà a placarne l’ira solo quando erigerà un tempio in suo onore sull’ “Isola dei Fucili”. Proprio come il mercante, Deen
si avventurerà in un viaggio internazionale partendo dall’India dove assiste agli effetti pericolosi dell’inquinamento marino sui pesci e come potrebbe rivelarsi un effetto domino pericoloso sulla società. Deen assiste agli stessi problemi anche a Los Angeles, dove è testimone di come gli incendi abbiano provocano migrazioni di animali da altri habitat creando non pochi disagi alle persone. Sarà poi Venezia la tappa fondamentale dove le conseguenze sociali ed economiche di quei primi “sintomi”, vissuti sia in America che in India, si riveleranno a pieno. La città diventa un’ambientazione perfetta essendo estremamente sensibile ai cambiamenti climatici, come è stato recentemente testimoniato dall’acqua alta record del 2019 ma soprattutto perché la città in passato è stata crocevia di diverse culture sin dal XVII secolo; il Secolo in cui avvenne un’altra crisi climatica: la piccola era glaciale, documentata nel romanzo dalla professoressa di storia, Cintia. Come si nota, nell’Isola dei fucili il disastro
ambientale è annunciato sia scientificamente che storicamente, ma soprattutto è a Venezia che gli effetti si intrecciano e mostrano i loro problemi globali: le siccità e inondazioni del Bangladesh spingono migliaia di profughi ad avventurarsi per Venezia su una nave che avrà non pochi problemi per attraccare. Alla fine, però, il romanzo sembra lasciare una speranza da cercare proprio nel passato, come dice più volte Cintia citando la scritta della cattedrale di Santa Maria della Salute: “Da dove l’origine, da lì la salvezza”5.

1 Titolo originale: Gun Island, pubblicato nel 2019 da Farrar Straus & Giroux.
2 Titolo originale: The Hungry Tide, pubblicato nel 2004 da HarperCollins.
3 Titolo originale: The Great Derangement. Climate Change and the Unthinkable, pubblicato nel 2016 da Penguin Books.
4 Gosh, A., L’Isola dei Fucili, Neri Pozza, 2019, p. 13.

Riferimenti bibliografici

Gosh, A., Il Paese delle Maree, Neri Pozza, 2005.
Gosh, A., L’Isola dei Fucili, Neri Pozza, 2019.
Gosh, A., La Grande Cecità: Il cambiamento climatico e l’impensabile, Neri Pozza, 2017.

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