nizioleti 7.0

di Pietro Gavagnin

“Campiello Scoazzera” si trova appena dietro il campo di San Tomà, a pochi passi dai Frari. Il termine “scoassa” o “scoazza” significa tutt’ora “immondizia” in dialetto veneziano. Fino a pochi anni fa le immondizie a Venezia venivano ritirate dai netturbini dopo che i residenti lasciavano i sacchi fuori dalle loro porte, senza che gli spazzini suonassero al campanello e senza possibilità di portare da soli le scoasse alla barca dei rifiuti. In maniera simile si faceva nel medioevo e rinascimento Veneziano, dove diversi campi chiusi su 3 dei 4 lati venivano adibiti a scoazzera, ovvero punti di raccolta delle immondizie della zona. Esse vennero abolite nel ‘600, ma poi ripristinate perché la gente avevamo continuato ad usare i campi per i loro rifiuti, ma senza una regolamentazione statale.

“Fondamenta della Toletta” si trova a Dorsoduro, nella parrocchia di San Trovaso, e da il nome alla grande libreria ed a un bar della zona. Il termine potrebbe sembrare una storpiatura del francese toilette, dato che era pratica comune italianizzare i termini stranieri. Tuttavia a un origine molto più antica, intorno al 1180. Infatti fino al XII° e XIII° secolo Venezia era ancora totalmente priva di ponti e per tutti gli spostamenti importanti si usavano esclusivamente le barche. Una piccola storiella narra che un ragazzo ricevette in dona per le sue nozze dal suo datore di lavoro un ampio armadio, regalo molto prezioso all’epoca. Essendo troppo pesante per portarlo in barca, venne utilizzata una “tola” ovvero una tavola di legno, per attraversare il canale. Infatti all’epoca prima dei ponti fissi erano utilizzate all’occasione semplici assi in legno (tole o tolette, appunto), facili da mettere e togliere, per non bloccare il passaggio delle imbarcazioni.

“Calle della Cortesia” sul rio di San Luca nel sestier di San Marco prende il nome da una locanda del ‘700, detta appunto “della cortesia”. Il nome fu dato dalla proprietaria in onore di suo marito Sior Lunardo Cortesan, che al loro primo incontro l’aveva salvata dalle aggressioni di un ladro. Il fatto era avvenuto nel vicino “Rio Terà dei Assassini”, il quale ha però origini più antiche ovvero nel 1128. In questa zona poco illuminata erano frequenti furti che spesso finivano in tragedie. Per far fronte a ciò la quarantia criminale del dogado di Domenico Michiel fece installare numerosi candelabri per illuminare le vie e vietò le barbe finte, spesso usate dai malfattori per alterare i propri tratti somatici.

Contenuti presi da “I nizioleti raccontano 1” di Paolo Piffarerio e Piero Zanotto venduto in allegato con il “Il Gazzettino” edizione speciale del 2012

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