EliEl David Pérez Martìnez

di Francesca Pascale

Classe 98, messicano, è un’artista poliedrico che plasma il suo lavoro artistico “sull’analisi e sulle evocazioni dei temi comuni della cultura contemporanea messicana, iniziando da racconti tradizionali, fino al pensiero religioso-esoterico, che porta avanti costantemente una serie di credenze e rituali inconsapevoli”1. L’artista ha appena esposto, al Suburbia Contemporary di Barcellona, la sua mostra dal titolo “Lluvia sobre el campo de maguyes”. Ho incontrato Eliel David nel suo studio presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, a Venezia.

Corte interna di Suburbia Contemporary con l’intervento permanente di Eliel David durante il solo show ‘Lluvia sobre el campo de magueyes’, Barcellona, Spagna. 2022

Dal Messico a Venezia: cosa ti ha portato qui? E soprattutto, senti che la laguna abbia ispirato e contaminato in parte il tuo lavoro da quando vivi a Venezia?

“Sicuramente il mio interesse per il mondo della lirica e l’amore per la cucina italiana hanno influenzato la mia scelta, sono state poi le mie amicizie in Messico, che mi parlavano dell’Italia, ad invogliarmi a trasferirmi qua: questa città, nel momento in cui ho deciso di trasferirmi, era ai miei occhi uno dei terreni più fertile e che più valorizzava l’arte contemporanea, anche banalmente da un punto di vista mercantile. L’arrivo a Venezia è stato più voluto dal fato, che dal destino: è successo per caso che scegliessi questa destinazione, comunque volevo venire in Italia, a Nord o a Sud del paese poco importava. La Laguna mi ha certamente influenzato molto, soprattutto a livello di produzione, frequentando l’Accademia delle Belle Arti vengo ispirato nel proporre nuovi metodi di produzione e lavorazione di più materiali, cerco di concentrarmi molto di più sulla ricerca in modo da non essere vago o effimero, mantenendo un gusto e un fascino per le cose sempre vivo.”

Ofrenda de un coyote de trompa tiznada, acrilico e pigmenti su tessuti grezzi, lino, tessuti messicani, cottone e fil di ferro, 450 x 350 x 400 cm, 2021

Quanto viene influenzato il tuo lavoro di artista straniero in Italia dove, spesso a causa di stereotipi culturali, si tende a categorizzare e a volere una produzione artistica che richiami un gusto esotico: il tuo lavoro risente di questa categorizzazione?

“Non penso ne risenta particolarmente, poiché ho voluto istituire certi muri per evitare di diventare schiavo del gusto pubblico; certo potrei tendere di più ad essere un’artista mainstream e sicuramente anche da un punto di vista commerciale ne ricaverei maggiori vantaggi, però, per il mio background socio-politico e viste anche le esperienze fatte in Messico, sarebbe come vendere la mia anima e prostituire la mia arte solo a scopo di lucro.”

Scatto durante l’allestimento di Dias de barricada, installazione site-specific realizzata da Eliel David, Codroipo, Italia, 2021.

Pittura scultura e fotografia, sei un artista poliedrico: il 23 aprile esporrai alla Galleria della Fondazione Bevilacqua La Masa a Piazza San Marco, in concomitanza con l’inaugurazione della Biennale Arte di Venezia, come esposizione di fine residenza. Ti andrebbe di raccontarci il processo di lavoro che ti ha accompagnato in questi ultimi mesi al fine di esporre in un ambiente culturale così di spicco? Emozionato?

“Sicuramente, la fondazione mi permette di mostrare ad un pubblico internazionale un certo tipo di lavoro che probabilmente nei bandi sarebbe rifiutato, poiché di impronta prettamente sociale, e in cui ciò che prevale è il mio gusto rispetto a quello che richiede il mercato. Quando un’artista ha un’idea che magari non rispecchia ciò che vorrebbero il mercato o i bandi di concorso, fondazioni come La Bevilacqua permettono a noi artisti di avere comunque un feedback dal mondo esterno e riescono ad instaurare un dialogo, fra artista e pubblico, molto più sincero. Sono molto onorato ed emozionato.”

Coloradito de armadillo, olio e cera su tessuti grezzi e tessuti messicani assemblati, 220 x 188 cm, 2020.

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