sant’erasmo: l’orto di venezia

di Ester Sofia Gastaldi

Una breve rassegna delle specialità dell’orto di Sant’Erasmo

Quando si pensa a Venezia si pensa al mare, al pesce, alle gondole e alle frittelle.
Più di rado la si associa agli spazi verdi e ancor meno agli orti e alle coltivazioni agricole.
Eppure, a Venezia un orto c’è.
L’orto di Sant’Erasmo si trova nell’omonima isola, la seconda più grande della laguna.
Secondo alcune fonti è attivo da secoli, già dal Cinquecento, quando il Doge Tommaso Mocenigo si riforniva di frutta e verdura prodotti proprio sull’isola.
Ciò che caratterizza quest’orto veneziano è il terreno argilloso e molto salino che consente di coltivare verdure saporite tra le quali si annovera il ricercatissimo carciofo violetto, che è anche presidio Slow Food.
Tenero e carnoso, deve il suo sapore proprio alla peculiarità del terreno su cui cresce, che si dice un tempo venisse concimato con le scoasse, spazzatura, in dialetto, e con conchiglie e gusci di granchi.
Ancor più prestigiose del carciofo in sé, sono le castraure, il primo tenerissimo germoglio della pianta, che viene tagliato per permetterle di crescere rigogliosa.
Le castraure durano 10, 15 giorni al massimo, ma la raccolta dei carciofi prosegue fino a fine giugno. Durante questo periodo li potete trovare ai mercati di Rialto e Tronchetto, dove arrivano trasportati su barche dette caorline.
Gli articiochi, dal dialetto, sono stati introdotti nella cucina veneziana dalla comunità ebraica e si possono consumare in una miriade di modi: crudi, fritti, marinati, con la pasra, col garbo, cioè cotti col soffritto, e l’aggiunta finale di aceto o limone, o ancora alla grega, oppure maritati con le schie (i gamberetti di laguna) e le sardine.
Se volete assaggiarli potete trovarli non solo al mercato e nei ristoranti veneziani, ma anche come protagonisti immancabili dei cicheti in osteria oppure alla Festa del Carciofo violetto che si svolge ogni anno in maggio presso la Torre Massimiliana sull’isola.
Altre due specialità di questa terra portentosa sono l’uva bianca, che da origine al vino Orto di Venezia, e il miele di barena.
Le barene sono dei terreni argilloso-sabbiosi che si trovano a ridosso della laguna.
Si tratta di aree salmastre piatte e basse che vengono periodicamente sommerse durante le alte maree. Esse favoriscono la crescita di piante uniche come il Limonium Narbonense, o Limonio o ancora, ea fioreta de barena, da cui si ricava il delizioso miele di barena.
Prodotto già alla fine dell’Ottocento, è oggi una rarità che fa parte dell’Arca del Gusto Slow Food. Nonostante gli sforzi per continuare la produzione di miele di barena, infatti, gli apicoltori si trovano di fronte a diversi ostacoli. In primis, c’è la difficoltà di posizionare le arnie in questi luoghi. Tant’è che, nonostante in laguna ci siano alveari fissi, il metodo più usato per produrre miele di barena è il nomadismo: le api che abitano in collina vengono trasferite in laguna solo quando fiorisce il Limonio. Il miele viene poi estratto ad ottobre e novembre, filtrato, lasciato a riposo per 30-40 giorni e messo in vasetto.
Un secondo ostacolo, ma non per importanza, è rappresentato dalla costante degradazione delle barene causata dal moto ondoso e dalla subsidenza (lo sprofondamento del fondo marino).
Se siete curiosi di scoprire di più sulla storia e la produzione del miele e sui preziosi insetti che lo producono, nel Parco del Delta del Po trovate il Museo delle Api di Ca’ Cappellino.
Oltre ad immergervi nel mondo del miele, qui potrete assistere al lavoro di smielatura: i produttori, infatti, portano i lori melari per l’estrazione del miele.
Mi raccomando, non perdetevi l’assaggio di questo nettare pregiato dal gusto delicatamente salato.
Vi aspetto nella seconda parte di questo approfondimento per presentarvi un gruppo di ristoratori veneziani che ha dato vita ad un progetto di recupero di un vecchio appezzamento agricolo proprio a Sant’Erasmo.

Fonti:
ortodivenezia.com
“Venezia: l’isola di Sant’Erasmo diventa l’orto dei ristoratori di laguna che contano” di Caterina Vianello per dissapore.com
“Atlante dei prodotti agroalimentari del veneto” su venetoagricoltura.org
Le voci: “Miele di barena” e “Carciofo violetto di Sant’ Erasmo” su fondazioneslowfood.com
“Le barene di Venezia, il sistema ecologico primordiale della laguna” su veneziadaesplorare.com “Il miele di barena” di Caterina Vianello per dissapore.com
“Miele di Barena” su agricoltura.cittametropolitana.ve.it
“Isola di Sant’ Erasmo” su venezia.net

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