di Pietro Gavagnin
Angelica Nolasco è una pittrice e tatuatrice classe 1998 originaria della provincia di Cuneo, a due ore di distanza dalla Francia, e trasferitasi a Venezia per studiare.
Volevo chiederti per iniziare che corsi hai seguito qui a Venezia e che cosa ti ha spinto ha scegliere questa strada.
Innanzitutto per me essere a Venezia è stata una casualità, infatti sarei dovuta andare a Londra, ma con la Brexit il diploma che avrei conseguito non sarebbe stato valido poi in Italia. Ero già sicura di voler fare tatuaggi nella mia vita e l’unico master formativo nell’ambito era a Udine, ma comunque non mi bastava quindi ho deciso di fare in contemporanea anche l’accademia delle belle Arti a Venezia, indirizzo pittura. Ho fatto la triennale e mi sono laureata nel periodo del Covid, per poi iniziare sempre a Venezia la magistrale e questo anno, che è il mio ultimo, lo sto facendo in Erasmus sulla costa del Portogallo, a Caldas da Rainha, nei pressi di Lisbona. Credo che crescere come artista studiando a Venezia, che è un museo a cielo aperto, ti arricchisca molto.
Come nasce questo tuo stile? Nasce prima il dipinto o il tatuaggio?
Il mio stile nasce per caso. Al primo anno di triennale facevo iper- realistico, che consiste nel dipingere la copia esatta della foto, ma non ne ero soddisfatta, troppo razionale e schematico. Sentendomi incompleta sono passata alla pittura totalmente astratta, ma anche lì c’era qualcosa che mi mancava. Poi un giorno, finendo un quadro astratto, mi stavo confrontando con un amica e lei mi ha fatto notare che il mio dipinto assomigliasse alla laguna vista dall’alto. Da lì mi si è accesa una lampadina e ho capito che le viste dall’alto avrebbero potuto simboleggiare quello che volevo trasmettere: noi siamo abituati a vedere le cose ad altezza uomo, e questo non ci fa apprezzare il nostro pianeta a pieno. Quindi la vista dall’alto, vedere le cose in una maniera differente, rispecchiava il concetto che mi avevano insegnato i miei genitori di vedere tutte le cose da prospettive diverse, per ricavarne il meglio. Ho poi cercato un logo e un nome, ovvero “TopDown”. Il tatuaggio nasce al secondo anno di master a Udine (parallelo al secondo anno di Accademia), anche se all’inizio non convinceva a pieno i miei insegnanti, essendo uno stile totalmente inedito. Alla fine, col diploma, ho convinto il mio professore e ora sto portando avanti questo mimo progetto.
Come funziona se una persona vuole venirsi a tatuare da te? Qual è il percorso?
Molti dei miei clienti mi contattano su Instagram, dunque poi la questione cambia se mi trovo nella stessa città della persona che mi scrive. Come primo step faccio un primo incontro, in presenza o in videochiamata, dove spiego come approccio la progettazione. Il cliente mi racconta le esperienze di vita, le sensazioni, i profumi del posto che vuole mettere all’interno del tatuaggio. In un secondo incontro mi faccio portare tutte quelle foto che riguardano quel luogo e quelle esperienze. Io cerco di estrapolare figure geometriche e simboli da queste foto, qualcosa che generi dei ricordi, che inserisco poi nella mappa. Invio poi un progetto digitale e lo aggiusto finché il cliente non è soddisfatto al 100%.
Hai mai tatuato Venezia?
Certo, Venezia, Pellestrina e Lido. È bello scoprire come una stessa città può essere rappresentata in più modi, in base ai ricordi di una persona.
I quadri invece li fai per commissione o per passatempo personale?
In realtà seguo principalmente 3 vie. Nel primo caso vengo ispirata da un evento climatico o ambientale, mi reco sul posto e sviluppo un’idea. Nel secondo, come per il tatuaggio, mi viene commissionato da un cliente e seguo lo stesso percorso del tatuaggio, solo che in questo caso visito anche la stanza in cui verrà esposto il quadro. Nel terzo caso scelgo una scala di colori che voglio mettere nel quadro e poi cerco una vista dall’alto che corrisponda alla palette. Io sono dell’idea che chiunque voglia possa avere un mio quadro, che se ne intenda o meno d’arte.
Che materiali usi per realizzarli?
Innanzitutto mi costruisco da zero la cornice, con l’aiuto del falegname. Il materiale poi varia a seconda di ciò che voglio rappresentare. Per l’acqua ad esempio uso la resina, per le parti desertiche non uso la sabbia ma le spezie, cosi da donare anche un effetto olfattivo all’opera.
Qual è il posto più bello che hai rappresentato?
Il tatuaggio più bello, per quanto riguarda la storia che porta con sé, rappresenta Tenerife.
Come quadro direi il primo che ho fatto sullo stile di mappe, ovvero il fiume Yukon, in Alaska.
Progetti futuri?
Al momento devo completare gli esami di luglio qui in Portogallo per poi laurearmi in Ottobre a Venezia. Dopo vorrei vivere all’estero anche se tornerei periodicamente in Italia sia per lavoro che per la famiglia, un po’ come sto già facendo adesso. Sicuramente viaggerò molto nella mia vita, anche per aumentare il mio bagaglio di esperienze.