Enrico Ghezzi: Gli ultimi giorni dell’umanità, ovvero l’opera di una vita.

di Francesca Pascale

Nei giorni passati ho avuto la fortuna di assistere ad una delle proiezioni fuori concorso della 79esima rappresentazione della Mostra del cinema di Venezia. Devo ammettere di essere stata colta da un’emozione molto forte, scaturita molto probabilmente dal fatto che fosse la prima volta che mi trovavo al Lido per quella singolare circostanza, oppure perché trovarsi a meno di un metro dal naso Tilda Sweton e Julienne Moore mentre ero intenta a divorare una pizzetta alle olive, gioca la sua buona dose di serotonina. Tornando a noi, mi sono recata quest’anno alla Mostra per vedere il documentario mastodontico di una vita del critico e giornalista Enrico Ghezzi.
Insieme alla co-regia di Alessandro Gagliardo, il documentario alterna filmati girati da Ghezzi stesso, spezzoni di opere teatrali, cinematografiche, e di cronaca; facenti parte del suo archivio, ben 200 minuti di girato, più aggiungeteci un buon dieci/quindici minuti di applausi ai registi che erano in sala, insomma sarò stata dentro alla sala Giardino quasi quattro ore, alla fin fine.
La bellezza di questo documentario, che è in grado di rendere questi 200 minuti leggeri ma allo stesso tempo molto toccanti, sta non solo nel rivedere regie di Ronconi, opere di Carmelo Bene, o backstage di film di Bertolucci, personalmente ciò che mi ha colpito maggiormente sono stati proprio i filmati girati da Ghezzi stesso. Momenti di fuga durante il G8 di Genova, la ripresa di un cinema che va a fuoco, e poi i miei preferiti: tutti quei filmati in cui si vede la parte più intima e privata del regista, pezzi di vita che mostrano un padre affettuoso e amorevole con i suoi figli, un marito devoto, e una personalità con uno spiccato senso dell’umorismo.
Un documentario dedicato ai figli, Adelchi ed Aura Ghezzi, che appaiono ritratti dal punto di vista degli occhi pieni d’amore del padre.
L’uomo che ha nobilitato l’insonnia degli italiani grazie ai suoi programmi televisivi come Fuori Orario: cose (mai) viste, mostra agli spettatori quelli che sono gli ultimi giorni dell’umanità, titolo fra l’altro del documentario che prende spunto dall’opera omonima di Karl Kraus, l’opera viene omaggiata da Ghezzi in uno spezzone tratto dall’opera teatrale omonima di Luca Ronconi, in cui, uno degli attori principali, recita un monologo particolarmente significativo: si domanda se lui, se la sua testimonianza dei giorni presenti, ai posteri risulterà come surreale e di difficile comprensione, domanda che un po’ si pone anche Ghezzi, svelandoci materiali d’archivio degli anni settanta,ì ottanta e novanta e che per certi versi, sono molto lontani dalla scena contemporanea artistica e culturale che viviamo attualmente. Scene di guerra, vulcani in eruzione; si alternano a momenti di vita quotidiana per tutto il film. Un monologo tratto da Una discesa nel Malestrom di Edgar Allan Poe, recitato dall’inconfondibile voce di Tony Servillo, accompagna questo agglomerato di immagini che si fondono le une fra le altre. La colonna sonora di Iosonouncane – che tra l’altro era seduto due file dietro di me, così per dire – fa da splendida cornice al viso angelico di sua figlia Aura, ormai diventata grande. “Prima o poi farò un film!” urla Enrico Ghezzi, “meglio di no!” gli risponde in maniera scanzonata un suo amico, eppure il vero film Kolossal di questa mostra, è stato proprio il suo.

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