la parabola dello studente

di Gianluca Falier

Ho sviluppato un modello sull’evoluzione della psicologia dello studente universitario.
Premessa: tutto quello che dirò da qui in avanti è stato scientificamente dimostrato dal sottoscritto seguendo un approccio metodologico irreprensibile; le fonti non le scrivo perché ho fretta e l’hard disk coi dati grezzi si è bagnato con l’acqua alta. Non fate troppo i Galileo Gali- cacacazzi.
L’esperimento si è svolto così, e state attenti perché è parecchio complesso: ho osservato diversi studenti prendere l’aperitivo. Questi ultimi (gli studenti, non gli aperitivi) sono divisibili in tre macro-gruppi:
Gli studenti di lauree tecniche hanno capito come funziona il mondo, cioè male. Se ne sono fatti una ragione e hanno perseguito il benessere individuale (ahahah, non ci riuscirete: prima o poi vi morirà il cane o il partner o il manutentore della piscina, proprio prima della festa da sboroni che organizzerete per far invidia ai vicini, e starete male anche voi).
Gli studenti di lauree scientifiche non hanno capito come funziona il mondo e vogliono cercare (ahahah, non ci riuscirete) di capirlo.
Gli studenti di lauree umanistiche (ahahah) non hanno capito come funziona il mondo e vogliono morire di stenti.
Se non avete riso, siete morti dentro. Ed è proprio la mia fascia demografica preferita1. Paradossalmente, i miei risultati sono sovrapponibili in tutte e tre le categorie citate. Di seguito esporrò il ciclo di vita dello studente universitario dal principio al termine, dalla larva al cammello. Potremmo accostare la vicenda dello studente a quella di una relazione amorosa. L’ingresso della matricola in accademia è paragonabile alla fase dell’innamoramento: tutto è nuovo, tutto è bello, tutti sono arrapati. L’eccitazione di seguire le prime lezioni, di dare i primi esami è sufficiente a nascondere ogni problema. Come quando sei così persa nei suoi occhi da non accorgerti che non si lava.
Poi, proprio come l’olfatto torna a fare il suo mestiere dopo qualche mese di cenette romantiche e bdsm, le magagne affiorano: lezioni che si sovrappongono, appelli ravvicinati con gli assistenti che ti torchiano, professori che ci provano con te anche se sono già in andropausa. Ma l’infatuazione è ancora fresca e ti senti dentro la forza per cambiare l’amante o l’ateneo. Quindi a San Valentino regali un bagnoschiuma al Pino silvestre e prendi appuntamento in segreteria per modificare il calendario accademico. Se sei in questa fase, in privato o in università: lascia perdere.
Alla fine, infatti, prevale la rassegnazione: dopo che ha dormito da te devi sempre sanificare camera tua con un lanciafiamme e il prof continua a chiederti perché non gli rispondi su WhatsApp. A questo punto vorrai solo laurearti e avere a fianco una persona con cui smezzare le bollette. E non cercare di cambiare relazione o università, prima o poi ti stancherai ancora: è la nostra natura.
Ciononostante, non disperate, studenti veneziani! Ci sono persone ben più sfortunate, che vivono in situazioni di disagio. Poteva andare molto peggio di così: potevate iscrivervi a Rovigo.

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1 Le note a piè di pagina sono importanti.

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