di Giovanni Altavilla & Luca Miazzo

Com’è nata l’idea della libreria MarcoPolo?
La libreria principale, che si trova di fronte a dove siamo ora, in realtà è la seconda MarcoPolo. Ne esisteva già una dal 2002, situata a due passi dal ponte di Rialto, ed era una libreria di viaggi; poi si è trasformata varie volte finché sette anni fa si sono create le condizioni per la creazione di questo ed io, Sabina e Flavio siamo i fondatori e gli attuali soci. Quindi una libreria già esisteva, non abbiamo fatto altro che ingrandirla e spostarci qui, quindi il concetto che c’era prima della libreria MarcoPolo lo abbiamo ingrandito e portato in una zona di Venezia che fosse molto più ricettiva rispetto a dove eravamo prima. L’idea c’era già, l’abbiamo semplicemente attuata in maniera diversa.
Qual è la differenza tra una libreria di catena e una indipendente? Qual è il problema di rimanere a galla tra le piccole realtà?
Io non farei una distinzione tra quella di catena e quella indipendente, ma farei una distinzione tra una libreria che abbia un carattere e no. Nel senso che ci sono librerie non di catena, quindi per definizione indipendenti, ma assolutamente prive di carattere così come ci sono librerie di catena che riescono comunque a far vedere una proposta. Penso che sia quella la grande differenza, per il fatto che ci siano dei librai che propongono o semplicemente dei punti vendita dove vengono stoccati dei libri finché qualcuno non li compra. Noi siamo senz’altro per le librerie indipendenti, ma l’indipendenza non è sinonimo di qualità, è semplicemente un modello diverso di ottenere un profitto economico dalla vendita del libro, ma i risultati possono essere buoni o meno buoni indipendentemente dalla struttura societaria dell’azienda. Certo che è molto più difficile per una libreria di catena riuscire ad avere carattere perché in molti casi sono standardizzate, però si può fare anche lì.
Come vi siete mossi per proporre la scelta al pubblico? Cosa vi ha spinto a scegliere una direzione piuttosto che un’altra?
Noi non è che abbiamo una direzione unica e standardizzata o che rimane fissa nel tempo, il nostro obiettivo consiste, da una parte, nel fornire consigli per una buona letteratura, suggerire dei validi libri che non siano semplicemente di svago; dall’altra facciamo un’opera di conduzione su temi specifici. Noi sappiamo che qualsiasi libro mettiamo, o non mettiamo, nel nostro assortimento è comunque un gesto che porta verso determinate direzioni. Quello che facciamo è seguire le nostre idee politiche, i nostri gusti letterari e ci lasciamo volentieri influenzare da quelli che sono i nostri clienti. Però non ti posso dare un’unica linea verso cui stiamo tendendo, ovvio che poi per avere una certa visibilità cerchiamo di non avere gli stessi libri che si trovano in tutte le librerie. È una cosa che non fanno soltanto i librai, ma se io avessi un negozio di scarpe e vendessi le stesse scarpe che vendono tutti gli altri, forse qualche domanda sulla mia capacità commerciale me la farei; ma vale per le scarpe come per i libri e per qualsiasi altro prodotto commerciale. Da noi trovi soprattutto titoli di piccoli e medi editori rispetto alle proposte delle altre librerie veneziane, o esterne alle isole, che propongono editori, autori e titoli più conosciuti. Ma questo è anche legato alla tipologia di libreria.
Che cosa ne pensa dell’e-book? Potrebbe essere un incentivo a ridurre il consumo e costo della carta?
Credo che la riduzione del consumo e del costo della carta siano su due piani diversi. Nessuno ha mai tirato fuori l’e-book in quanto ecologico. Non è mai stato pensato così. È stato pensato semplicemente come possibilità, visto che gli strumenti digitali c’erano. Io non ho né un’opinione positiva né negativa sull’e-book, è un qualcosa che c’è, anche se noi non lo trattiamo, non ci interessa dal punto di vista commerciale. Sappiamo che molti clienti lo utilizzano e magari dopo si comprano anche la copia cartacea. Oppure fanno entrambe le cose distinguendo il libro di lettura cartaceo e il libro di studio digitale. Su quanto l’e-book possa essere un risparmio dal punto di vista energetico, bisognerebbe fare due calcoli e vedere che impronta ecologica abbia un e-book rispetto alla carta.
Che cosa rappresenta per voi l’usato? Cosa vi ha spinto ad aprire una libreria che tratta solo libri usati e introvabili?
Almeno dalla mia esperienza, dal 2002 ad oggi, pensiamo che l’usato rappresenti l’identità della libreria Marco Polo. Noi abbiamo sempre trattato l’usato, anche online. Diciamo che per noi lavorare sull’usato ha permesso di formarci dal punto di vista estetico e culturale, soprattutto su quello che è stata l’editoria italiana durante quel grande periodo d’oro del Dopoguerra con i suoi autori, le collane e gli editori. Quindi un intento “educativo”, da parte nostra verso il lettore, ma anche un lavoro di valorizzazione del libro raro in quanto oggetto. Noi abbiamo libri che possono rimanere sul tavolo delle novità per mesi, se non per anni, proprio perché li consideriamo dei libri interessanti. Quindi, da una parte, allunghiamo la vita ai libri cercando di avere una movimentazione più bassa possibile: prendiamo quello che serve, lo vendiamo, rendiamo indietro il meno possibile e diamo una lunga vita ai titoli su cui puntiamo. D’altro canto, proviamo a recuperare anche quei libri interessanti non più in circolazione e che possono essere riproposti, secondo noi. Ricollegandoci al discorso dell’e-book, l’ecologia del libro dovrebbe essere proprio questa: far sì che vengano pubblicati una cernita ristretta di pochi titoli ma meritevoli evitando spreco di carta.
Cosa significa leggere per i giovani d’oggi e quanto può influenzare questo nello stile di vita?
Io non posso parlare per i giovani d’oggi, non sono in grado e non è la fascia che conosco bene. I nostri clienti arrivano da noi principalmente dall’università in poi. Anche perché qui a Venezia gli studenti giovani, che considero delle superiori, sono pochi. E di conseguenza, la nostra proposta potrebbe essere poco interessante. Fatta questa premessa, io credo che la lettura sia sempre fondamentale per stimolare la loro immaginazione nel riflettere su altre vite possibili da quella che vivono. Ma adesso la lettura di un testo lungo condivide il suo spazio anche con altre forme di testi più brevi e di rapida fruizione. Basti pensare a quella dei social. Anche se sono molto diversi, il libro rimane un pilastro fondamentale nonostante l’erosione della sua importanza. Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Infatti, rispetto a cinquanta anni fa, i social hanno permesso l’accesso alla lettura a tutti. E forse le due cose si compensano.